Lo psichiatra è un medico, cioè un laureato in medicina e chirurgia, che ha conseguito successivamente anche la specializzazione in psichiatria.
Questo implica che lo psichiatra abbia una preparazione approfondita anche sugli aspetti biologici dei disturbi psichici e che, in quanto medico, possa prescrivere farmaci.
Il suo lavoro può prevedere pertanto il ricorso al trattamento farmacologico, ma senza trascurare l’importanza fondamentale della relazione medico-paziente e degli aspetti psicologici dei disturbi mentali.
Chi è, e di cosa si occupa lo Psichiatra
Lo psichiatra si occupa della diagnosi e della terapia delle patologie psichiatriche, come ad esempio gli stati depressivi, i disturbi d’ansia, gli attacchi di panico, i disturbi del sonno, i disturbi di personalità, i disturbi del comportamento alimentare ecc. Solitamente viene fatta una prima visita durante la quale si approfondisce la storia clinica e, se serve, viene impostata una terapia farmacologica personalizzata. In seguito vengono effettuati una serie di colloqui clinici di controllo, la cui frequenza varia a seconda del quadro clinico e alle necessità di adeguare ad esso la terapia.
Nel corso del primo incontro, lo psichiatra domanda di provare a descrivere il disagio che ha portato il paziente a chiedere un aiuto. Nei colloqui successivi si tenta di capire insieme se c’è qualche accadimento che può aver causato la sofferenza. Si esaminano anche le eventuali terapie farmacologiche già assunte nel passato, si indaga anche su malattie fisiche pregresse o concomitanti, si parla di disturbi simili presenti tra i familiari. Queste domande sono rivolte a tutti i pazienti, servono ad avere un quadro il più possibile completo e vengono rivolte ai pazienti da tutti gli specialisti del disagio psichico (psicologi, psichiatri o psicoterapeuti). Il contenuto degli incontri varia, comunque, da caso a caso e da specialista a specialista.
La durata della visita dipende anch’essa da uno specialista all’altro. Ci vuole un tempo adeguato per portare avanti un colloquio psichiatrico ricco di informazioni e soddisfacente per entambi, perché la persona ha giustamente bisogno di tempo e tranquillità per aprirsi e confidarsi rispetto ai propri problemi con una persona estranea. Solitamente, la prima visita dura un’ora circa e le successive attorno alla mezz’ora.
Differenze tra Psichiatra e Psicologo
Come dicevamo, lo psichiatra è un laureato in medicina e specializzato in psichiatria, mentre lo psicologo è un laureato in psicologia che, per diventare psicoterapeuta, deve diplomarsi presso una scuola di psicoterapia riconosciuta, cosa che gli dà la possibilità di effettuare psicoterapie. Lo psichiatra, a differenza dello psicologo e dello psicoterapeuta, può somministrare terapie farmacologiche. Molto spesso lo psichiatra svolge anche l’attività di psicoterapeuta, alla quale è autorizzato dall’Ordine dei Medici, il che significa che può fare psicoterapie oltre a somministrare psicofarmaci.
Lo psichiatra e il neurologo, invece, sono entrambi laureati in medicina, ma dopo la laurea hanno frequentato due scuole di specializzazione diverse: lo psichiatra è specializzato nella cura delle patologie mentali e del disagio psichico, mentre il neurologo è specializzato nella cura di malattie organiche del Sistema Nervoso Centrale e Periferico (cervello, midollo spinale, nervi cranici e spinali, apparato neuromuscolare) e si occupa quindi di pazienti affetti ad esempio da cefalea, malattie cerebrovascolari, epilessia, morbo di Parkinson, Sclerosi Multipla, malattie neuromuscolari, demenza ecc.
Un luogo comune tende ad assecondare l’idea secondo cui chi si rivolge ad uno psichiatra sia “matto”: in realtà, chi si rivolge ad un terapeuta per una appropriata cura non solo non è matto, ma è anche profondamente consapevole di vivere una condizione di sofferenza emotiva da cui vuole uscire.
La visita Psichiatrica
La visita psichiatrica, in definitiva, consiste in un colloquio clinico tra un utente ed uno specialista della salute mentale, finalizzato all’inquadramento diagnostico, ad una prescrizione terapeutica che può essere o no farmacologica e ad indicazioni su concrete strategie per affrontare il problema.
Per il medico psichiatra, naturalmente, è importante raccogliere i contenuti esposti verbalmente dal paziente ma è altrettanto importante osservare come la persona si presenta al colloquio, come si muove, come parla, la sua mimica facciale e come mette in atto una comunicazione attraverso il linguaggio non verbale: questi aspetti difficilmente si possono valutare in una conversazione telefonica o anche in un video-colloquio on line.
Chi matura la decisione di chiedere una valutazione ad uno psichiatra lo fa sicuramente in una fase di notevole difficoltà personale: tale decisione è quindi spesso, comprensibilmente, accompagnata da incertezze e timori.
Secondo un altro luogo comune, chi esercita questa professione viene considerato come uno in grado di “leggere” nella mente degli altri, intuendo pensieri e idee che il paziente stesso non conosce.
Questa però è una visione quasi magica e per nulla realistica di questa professione medica.
Lo psichiatra, infatti, si limita ad utilizzare le proprie conoscenze e la propria esperienza clinica per realizzare un ascolto partecipe ed empatico del paziente in modo da comprendere le sue problematiche nel modo più completo e profondo possibile.
Lo psichiatra, nel primo incontro, sa poco o nulla del paziente e della sua storia: tutto ciò che di utile può scoprire passa necessariamente attraverso la collaborazione attiva da parte del paziente stesso, le parole e le osservazioni che paziente e medico si scambiano reciprocamente durante i primi incontri. Il terapeuta va alla ricerca degli autentici, e a volte ignoti, motivi del malessere, indirizzando il paziente verso possibili soluzioni e cambiamenti di prospettiva così da alleviare e possibilmente risolvere la sofferenza psichica.
La diagnosi dello Psichiatra
Anche in psichiatria, come in tutti gli altri ambiti della medicina, la diagnosi è di fondamentale importanza.
Esistono due dimensioni diagnostiche essenziali che si intrecciano l’un l’altra: una diagnosi medico-psichiatrica e una diagnosi psicodinamica, che indaghi gli aspetti psicologici e relazionali che sono alla base del disagio.
La visita psichiatrica si svolge appunto in forma di colloquio: è la prima interazione tra medico e paziente ed è il mezzo che lo psichiatra utilizza per comprenderne la sofferenza. E’ quindi estremamente importante il clima emotivo e relazionale nel quale si vive l’incontro, perché questo condizionerà i futuri eventuali incontri e la buona adesione del paziente alle indicazioni del medico. Il medico avrà un atteggiamento rispettoso e libero da preconcetti, in modo che il paziente possa esprimere nel modo in cui si sente i fatti, le sue riflessioni e le emozioni ad essi correlate.
Il colloquio diretto con il paziente permette, infatti, al medico non solo di ottenere utili informazioni, ma soprattutto di osservare e riconoscere una serie di segni e sintomi che sono necessari per fare diagnosi e per valutare le condizioni psichiche.
Durante il colloquio, il medico cercherà di creare le condizioni migliori affinché il paziente si senta a suo agio e libero di esprimere tutto ciò che vuole, in modo che si crei una positiva alleanza terapeutica, fattore predittivo di grande importanza sull’esito complessivo della terapia.
Nella prima parte del colloquio si inizia ad accogliere i contenuti del paziente in un clima di ascolto, lasciandolo libero di riferire ciò che desidera e ciò che gli sembra più rilevante. Il paziente andrà poi guidato con sensibilità e tatto dal medico a comunicare informazioni che altrimenti potrebbe omettere per i più svariati motivi.
Può essere necessario, sempre con delicatezza e rispetto, incoraggiare la persona ad affrontare eventuali temi difficili o ad approfondire meglio alcuni aspetti più privati e riservati di vicende che a volte vengono riferite esclusivamente nei loro aspetti più concreti, abituando il paziente a commentare i fatti dal punto di vista dei vissuti e delle emozioni che ne derivano. Solitamente la visita psichiatrica non comporta l’esecuzione di alcun esame aggiuntivo; talvolta però il medico potrà prescrivere indagini diagnostiche o consigliare una visita da un altro specialista al fine di indagare lo stato generale di salute ed escludere la possibilità che alcuni sintomi siano dovuti ad una patologia organica. Può essere talvolta necessario richiedere test psico-diagnostici o neuropsicologici per indagare il profilo di personalità o le funzioni cognitive.
Al termine della visita, il medico formula delle proposte terapeutiche che condivide con il paziente e propone un piano di cura.
E’ opinione comune che sia necessario rivolgersi allo psichiatra soltanto in caso di patologie gravi come ad esempio la schizofrenia, la depressione maggiore o il disturbo bipolare, e non per le forme di disagio più lievi e più numerose.
Lo psichiatra è certamente in grado aiutare anche pazienti affetti da patologie gravi, ma queste costituiscono solo una minima parte dei disturbi psichici, e anche di conseguenza una minima parte dei disturbi che giungono all’osservazione dello psichiatra nella pratica quotidiana.
E’ comunque importante non far passare troppo tempo prima di rivolgersi allo specialista, per non aggravare la situazione e cronicizzarla.
A volte i pazienti con disturbi emotivi “minori” si rivolgono al neurologo, ritenendo erroneamente che egli sia un medico che tratta patologie mentali lievi, mentre, come abbiamo detto, le malattie di pertinenza della neurologia non sono affatto disturbi come l’ansia o la depressione, ma malattie organiche.
Bisogna quindi chiedere aiuto al giusto specialista o chiedere di essere correttamente consigliati al proprio medico di medicina generale.
Tuttavia a volte anche i medici di base non sono così propensi ad individuare la necessità dello specialista, e in alcuni casi, principalmente per i disturbi d’ansia e l’insonnia, invece di prescrivere una visita psichiatrica tendono a dare ansiolitici e sonniferi, che agiscono solo sul sintomo e possono causare tolleranza (l’organismo si abitua al farmaco ed è necessario un dosaggio sempre più elevato per ottenere lo stesso effetto) e dipendenza (si ha una crisi d’astinenza se il farmaco viene interrotto bruscamente).
I trattamenti farmacologici prescritti dallo specialista in psichiatria, invece, costituiscono una vera e propria cura e, se ben gestiti, non causano dipendenza ma al termine del periodo di cura, di norma, possono essere progressivamente ridotti e sospesi sotto controllo medico.
La terapia farmacologica di un disturbo psichico è necessaria in tutti quei casi in cui tale disturbo, anche se non classificato tra le malattie mentali maggiori, causa un disagio intenso, peggiorando la qualità della vita di tutti i giorni, l’efficienza sul lavoro, le relazioni affettive, la vita familiare e la capacità di dedicarsi in modo soddisfacente alle comuni attività quotidiane.
Articolo scritto dalla nostra Specialista:
Dott.ssa Cicchetti Isabella
Psichiatra
Attualmente svolgo la mia attività clinica in regime di libera professione, collaborando con studi specialistici privati e mettendo a frutto la ricchissima esperienza maturata in 32 anni di lavoro nelle strutture psichiatriche pubbliche territoriali ed ospedaliere.
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