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sindrome dell’intestino irritabile ( IBS )

IBS, la sindrome dell’intestino irritabile

Comunemente, ma erroneamente, conosciuta con il termine colite, la sindrome dell’intestino irritabile (IBS – Irritable Bowel Syndrome) colpisce mediamente 6 milioni di italiani, maggiormente donne tra i 20 ed i 40 anni. Anche se non associabile al rischio di gravi malattie, l’IBS non deve essere trascurata e sottovaluta, o affrontata con procedure che tengono momentaneamente a bada il sintomo.

Provocando sintomi quali dolori addominali e gonfiori accompagnati da stipsi e diarrea, la sindrome dell’intestino irritabile interviene, a volte anche pesantemente, sulla vita quotidiana della persona affetta, con conseguenze che se portate all’eccesso possono causare veri e propri casi di “isolamento sociale”.

Cosa causa la sindrome dell’intestino irritabile

La salute intestinale è collegata al cervello, tra i due organi infatti avviene una collaborazione dovuta allo scambio di energia che il cervello richiede principalmente all’intestino. Alla luce di questo meccanismo, l’eccessiva richiesta di energia da parte del cervello all’intestino, attiva un sistema di allarme affinchè la situazione migliori.

Quali sono dunque le cause principali dell’intestino irritabile?

 sindrome dell’intestino irritabile ( IBS )

Le cause principali che portano l’insorgere della “colite” vede al primo posto stress e rabbia. Come detto l’eccessiva richiesta di energia da parte del cervello rivolta all’intestino provoca un allarme all’organismo, che può sfociare appunto nei sintomi prima illustrati. Alla luce di questa caratteristica, spesso la sindrome da intestino irritabile viene catalogata affrettatamente come “malattia psicosomatica”.

Perché le donne sono più soggette all’IBS?

Nelle donne, come detto in precedenza, la percentuale degli individui affetti è più alta. L’incidenza più alta dei sintomi della sindrome dell’intestino irritabile è dovuta dai fattori di vita a cui la donna odierna è frequentemente soggetta, come ad esempio diete non controllate o fai-da-te, stati d’ansia, vita sedentaria e stress. Stati che possono portare, oltre al caso preso in esame, altre problematiche portatrici di infezioni all’apparato urinario e genitale come ad esempio cistiti e candidosi.

Secondo alcuni studi, le cause probabili, per il quale il “secondo cervello” delle donne risulta essere più vulnerabile, possono essere dovute a:

  • Fluttuazione ormonale (periodo mestruale)
  • Più alta “sensibilità” ai segnali inviati al corpo
  • Maggior vulnerabilità allo stress psicofisico

Quali sono i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile?

I sintomi maggiormente avvertiti sono il dolore e lo sconforto addominale, attenuati dalla defecazione. Il dolore addominale provocato dall’IBS è dovuto ai cambiamenti dello svuotamento intestinale (evacuazione), risolta in stipsi o diarrea, in alcuni soggetti con l’alternanza delle due situazioni.

Altri sintomi comune sono:

  • il gonfiore addominale
  • improvvisa necessità di evacuare
  • presenza di muco nelle feci
  • sensazione di non aver svuotato completamente le feci dal retto (tenesmo)

Alimentazione e IBS

Sottoliniamo subito che nessun alimento provoca l’IBS. Allo stesso tempo però alcuni alimenti tendono a peggiorare o innescare la sindrome dell’intestino irritabile. Vediamone brevemente alcuni:

  • pasti troppo abbondanti o troppo ricchi di grassi;
  • caffè / caffeina in generale;
  • alcool;
  • zuccheri contenuti in gomme da masticare o dolciumi dietetici, in natura nel miele;
  • legumi;
  • alcuni tipi di carboidrati.

Quando si riscontrano casi in cui alcuni alimenti vengono assorbiti normalmente dall’organismo ed in altri giorni invece provocano IBS, buon consiglio è avere un calendario alimentare , in modo da controllare quale cibo si è ingerito ed eventualmente escluderlo dalla dieta o diminuirne l’assunzione.

L’intolleranza al latte ed al lattosio deve indurre il soggetto ad escludere o ridurre dalla propria dieta questi alimenti, stesso discorso vale per le persone intolleranti al fruttosio, in quanto alimento che peggiora la situazione di IBS.

Differenza tra colite e sindrome dell’intestino irritabile

Abbiamo cominciato questo articolo accennando all’uso comune del termine colite per indicare la sindrome da intestino irritabile o IBS. Le due definizioni però non sono esattamente sinonimi. In termini medici la colite indica un’infiammazione della parete interna (mucosa) del colon.

 In conclusione

Solo l’analisi attenta svolta da un professionista gastroenterologo può portare benefici in presenza di sindrome da intestino irritabile. L’anamnesi (raccolta di informazioni sullo stile di vita, alimentazione, momenti in cui sia avverte maggior dolore o sollievo etc) e le analisi diagnostiche, possono dare alla persona soggetta da questa malattia, un risultato ottimale.

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Sinusite: quali sono i sintomi e come curarla

La rinosinusite rappresenta, tra le patologie di interesse otorinolarinogiatrico, quella che più spesso portano il paziente al consulto; ed è sicuramente quella che più di tutte necessita, in considerazione dei sintomi e delle sue complicanze , di un corretto approccio diagnostico-terapeutico sin dalle prime fasi della sua storia naturale.

Cos’è la rinosinusite?

Rinosinusite

La sinusite è un processo infiammatorio, acuto o cronico, delle mucose dei seni paranasali, spesso accompagnata da un processo infettivo.
La rinosinusite può essere definita come un processo infiammatorio, acuto o cronico, a partenza nasale, che coinvolge, attraverso l’ostruzione degli osti di comunicazione tra i seni paranasali e la cavità nasale (piccoli orifizi), gli spazi sinusali. In pratica, l’ostruzione del complesso ostio-meatale innesca una catena di eventi che, partendo da una ridotta ventilazione sinusale, attraverso l’accumulo di secrezioni, crea un ambiente ideale per l’instaurarsi ed il perpetuarsi di una infezione batterica.

Quali sono i sintomi della sinusite?

In generale i sintomi della sinusite constano di dolore e senso di pressione al volto, in zone diverse a seconda del seno paranasale interessato. Si possono accompagnare poi i sintomi vari dell’infiammazione o dell’infezione rappresentati da: febbre, secrezioni dal naso e mal di denti.

Come si può curare la sinusite?

Gli obiettivi principali nel trattamento della patologia rinosinusale sono l’eradicazione dell’infezione, la riduzione della durata della patologia ed ovviamente la prevenzione delle recidive. Ruolo principe nell’approccio terapeutico in fase di sintomatologia acuta sarà quindi svolto dall’antibioticoterapia, tuttavia, particolare attenzione deve essere posta nell’intraprendere tutte le misure necessarie a facilitare il ripristino e mantenimento della pervietà ostiale e la riduzione dello stato flogistico locale.
I decongestionanti nasali, i mucoregolatori, gli antistaminici ed i corticosteroidi sono i farmaci più indicati per il raggiungimento di tale obiettivi.

Dott.ssa Veronica Giglia
Otorinolaringoiatra
Studio Medico Aloè

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Visita urologica femminile

visita urologica femminile Roma con Urologa

Effettuare una visita urologica femminile è necessaria nel momento in cui si presentano sintomi all’apparato uro-genitale quali ad esempio incontinenza, dolori al basso ventre o bruciori durante la minzione.
Alla luce di quanto detto, la vista urologica si rivela il miglior strumento di diagnosi non invasiva atta ad analizzare la presenza di infezioni, prolassi uro-genitali, forme tumorali o calcolosi.

Visita urologica femminile, in che consiste?

Trattandosi di una visita non invasiva, la visita urologica femminile può essere affrontata in totale serenità e senza imbarazzo. Vediamo ora nel dettaglio le fasi della visita urologica femminile.

La visita si divide in due momenti:

  1. Anamnesi, ovvero la raccolta di informazioni sull’attuale stato di salute
  2. Valutazione dell’apparato uro-genitale con strumenti di analisi diagnostica similari a quelle ginecologiche

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    Anamnesi per la visita urologica femminile

    La raccolta di informazioni utili è il primo passo per ottenere un quadro completo sullo stato fisico del momento. In tal senso portare all’attenzione dello specialista tutta la documentazione riguardante le problematiche urologiche avvertite.  Durante l’anamnesi verranno dunque richieste alla paziente informazioni sullo lo stile di vita quali l’uso di farmaci, attività fisica, fumo, alcool e abitudini alimentari. Inoltre risulta utile apprendere se ci sono dei casi in famiglia di disturbi dell’apparato urinario. Raccontare al medico urologo tutto ciò che può essere utile ad una completa “presa di coscienza” delle abitudini della paziente costituisce un tassello importante per svolgere una visita urologica completa che tenga conto dello stato generale della situazione.

    La visita urologica

    Una volta raccolte le informazioni, in fase di anamnesi, la visita urologica femminile avverrà mediante procedure similari a quelle ginecologiche. Prendendo in esame il comune problema legato all’incontinenza urinaria, la visita si svolgerà a livello genitale con successiva valutazione del piano perineale al fine di determinare il grado di incontinenza.
    Altra analisi svolta è quella relativa al controllo dell’eventuale prolassi degli organi interessati, ovvero vescica, utero e retto al fine di valutare la discesa degli stessi dalla loro sede naturale.
    In ultimo può essere necessario svolgere una ecografia del basso addome ed un esame urografico, ovvero una radiografia con mezzo di contrasto all’apparato urinario dal punto di vista morfologico e funzionale. Nei casi più importanti potrebbero inoltre essere necessari altri esami di laboratorio come analisi delle urine o del sangue.

    Prenota una visita urologica con la nostra Dott.ssa Teuta Shestani

    Presso lo Studio Medico Aloè effettuiamo visite urologiche femminili tenute dalla Dott.ssa Teuta Shestani, dottoressa Urologa, specializzata in patologie uro-genitali. Prenota una visita urologica ai nostri recapiti: 06 164162184 o tramite email, all’indirizzo di posta elettronica: studiomedicoaloe@gmail.com.

    Trovi lo Studio Medico Aloè a Roma, in Via dei Gelsi 140 zona Centocelle, facilmente raggiungibili dalle zone di Roma est quali: Prenestina, Collatina, Alessandrino e Quarticciolo.

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    HPV, rischiano le più giovani: ecco come prevenirlo

    Prevenzione del tumore dell’utero

    Prevenzione del tumore dell'utero Roma

    Prevenzione del tumore dell’utero. Parola alla dott.ssa Romanzi

    HPV è l’acronimo del papilloma virus, l’agente patogeno che provoca il tumore del collo dell’utero: ad esserne maggiormente colpite sono le giovani donne e la causa è perlopiù dovuta dalla trasmissione sessuale in rapporti non protetti. Un vero e proprio boom quello che si registra in Italia negli ultimi anni, con un particolare aumento soprattutto nella regione Lazio, stando ai dati della Icar (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research).

    Si tratta di un virus subdolo, asintomatico, che se sottovalutato può portare fino alla morte della vittima di turno. Il tumore del collo dell’utero è uno degli allarmi che ormai risuonano con frequenza in tutto il mondo e che sono legati a doppio filo ai rapporti sessuali.

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    Quali sono i rimedi a queste malattie?

    Una delle armi di cui oggi in medicina si dispone – e che può essere considerato efficace alla stregua del vaccino di ultima generazione – è la prevenzione: basta davvero poco per assicurarsi che la propria salute sia al sicuro, come ad esempio una semplice visita ginecologica ed un test rapido ed attendibile che vi metterà in guardia dal papilloma virus.

    Ecografia transvaginale e PAP Test sono particolarmente indicati nella prevenzione di questi tumori – afferma la dottoressa Daniela Romanzi, responsabile del reparto di Ginecologia dello Studio Medico Aloè – Occorre sempre più uno screening efficace dell’intera popolazione femminile per individuare quella piccola parte che potrebbe avere problemi di questo tipo senza però nemmeno accorgersene: si tratta di patologie asintomatiche, che colpiscono le donne giovani ma anche quelle in età post menopausale. Abbiamo più tumori che vanno distinti tra loro, ma quelli maggiormente preoccupanti riguardano il collo dell’utero (o anche noto come della cervice uterina) e l’endometrio”.

    Quale Screening effettuare e a quale età?

    Per ogni fascia d’età può essere indicato un particolare screening ginecologico. Ecco in breve i più comuni a seconda del tumore e dei soggetti maggiormente a rischio:

    • Tumore del collo dell’utero: colpisce soprattutto le giovani donne. In questi casi per diagnosticarlo è indicati il PAP test, che si basa sul prelievo di cellule e secrezione vaginale mediante una spatola ed un cito-brush
    • Tumore dell’endometrio: colpisce una parte delle pazienti in età menopausale oppure prive di fertilità e di ormoni: in questi casi è indicata l’ecografia transvaginale

    LEGGI ANCHE: La Menopausa e i benefici delle cure

    Test e semplici controlli che possono essere eseguiti con una banale visita ginecologica. Proprio per questo lo Studio Medico Aloè di Roma offre la possibilità di sottoporsi ad un pacchetto per la prevenzione del tumore dell’utero endometriale e della cervice o collo dell’utero. Esami rapidi, sicuri e certificati che metteranno al sicuro la vostra salute!

    Siamo a Roma, in Via dei Gelsi 140 zona Centocelle, facilmente raggiungibili dalle zone di Roma est: Togliatti, Prenestina, Collatino, Alessandrino e Quarticciolo.

    Per prenotare lo screening di prevenzione 06.164162184 –  06.164162574.

     

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    SENTIRSI GIOVANE ANCHE IN ETÀ AVANZATA: FAI LE SCELTE GIUSTE

    La sarcopenia

    Sarcopenìa (dal greco sarx=carne + penìa=perdita)

    Indice:
    Sarcopenia: le cause
    Sarcopenia giovanile e adulta
    Perdita massa magra: Rimedi

    Il termine sarcopenia è stato coniato da Irwin Rosenberg (Senior Scientist Jean Mayer SDA HNRCA Tufts University Boston, MA) nel 1988, per definire la perdita di massa magra e funzione muscolare con l’età. Può essere identificata con la situazione metabolica per cui il muscolo, che è uno dei più importanti consumatori di energia dell’organismo perde, a partire da un’età intorno ai 45 anni e con una pendenza mano a mano più alta, la capacità di produrre e consumare energia in modo equilibrato: questa situazione è il più importante fattore di accumulo di grasso corporeo in eccesso. Se poi si considera che la diminuzione della capacità fisica porta inevitabilmente ad una diminuzione anche dell’attività, allora, in assenza di adeguati ricondizionamenti alimentari, il rapporto massa grassa/massa magra tende inevitabilmente ad aumentare in modo esponenziale.

    La sarcopenia va distinta dalla fisiologica perdita di massa muscolare, circa il 5 -7% tra i 50 e i 70 anni e del 15% dopo questa età. Nei casi in cui si ha a che fare con questa malattia, il declino è repentino e invalidante dato che l’organismo, non potendo più fare affidamento su tutte le proprie forze muscolari, inevitabilmente s’indebolisce fino ad una progressiva riduzione della mobilità.

    Sarcopenia: le cause

    Se è pur vero che la sarcopenia inizia a comparire intorno a 40-50 anni, essa accelera la sua presenza intorno ai 75 anni. Il segno più evidente è rappresentato dall’atrofia delle fibre fast-twitch (FT), ovvero le fibre bianche veloci che vengono reclutate durante il lavoro anaerobico di alta intensità; per questo motivo non tutti i muscoli presentano lo stesso grado di perdita tissutale. Ovviamente questo stato funzionale trova il suo esordio e uno sviluppo più appariscente presso i sedentari poiché l’attività fisica pregressa costituisce un elemento di protezione, rallentandone sia l’insorgenza che lo sviluppo.

    In realtà quando si parla di sarcopenia si parla non solo della perdita della massa muscolare, ma anche della forza e della funzione muscolare e quindi della forma fisica; possiamo ben capire quanto per la nostra salute ed il nostro benessere sia importante individuare, prevenire e contrastare l’insorgere della sarcopenia.

    Le cause:

    • Delezione mitocondriale: Un errore di replicazione del DNA mitocondriale, il genoma più corto si replica più velocemente inducendo la formazione di mitocondri malfunzionanti o del tutto inattivi.
    • Alterazione della sintesi proteica: Qualunque evento che porti ad una diminuzione della massa muscolare con conseguente diminuzione della capacità di generare forza da parte del muscolo scheletrico, rappresenta un condizionamento negativo della capacità funzionale della fibra scheletrica che prende il nome di atrofia.
    • Perdita della capacità riparativa delle cellule satelliti: Le cellule satelliti sono cellule mononucleate, situate nel sarcolemma; in questa sede non esprimono caratteristiche differenziative di una fibra muscolare. In seguito ad una lesione che comporti la perdita o la degenerazione della fibra muscolare la cellula satellite è stimolata a replicare formando una progenie di cellule in grado di ripetere un processo miogenico analogo a quello svolto dai mioblasti durante lo sviluppo embrionale del muscolo.

    Risulta necessario considerare la sarcopenia come un evento multifattoriale. La sarcopenia è un passaggio obbligato attraverso il quale conviene muoversi adattando alla situazione uno stile di vita (attività fisica) ed un comportamento alimentare (restrizione calorica) più consono al proprio stato di salute.

    Per queste ragioni la sarcopenia è accelerata in mancanza di attività fisica, in particolare con la mancanza di sovraccarico al muscolo, come negli esercizi di resistenza.

    Sarcopenia in età adulta e giovanile

    Questo non riguarda solo gli anziani: è ben noto infatti che “vi è una progressiva perdita di massa muscolare e della forza muscolare già dopo i 30 anni, quando inizia una perdita di circa il 3-5 % della massa muscolare per decennio e un parallelo calo della forza muscolare”(Nair 1995).

    Sebbene i tassi di sintesi proteica diminuiscano con l’età, la ricerca sta provando che la progressiva resistenza alla forza, possa aumentare i tassi di sintesi proteica in appena due settimane.

    Come capire se si è in sarcopenia?

    Fare la Bioimpedenziometria per definire precisamente le % di massa grassa (adipe) e magra (muscoli).

    Sarcopenia: i rimedi

    Una dieta ipocalorica è indicata, non solo in quei soggetti anziani che presentano tendenza ad aumento di massa grassa e diminuzione di massa magra. D’altro canto, nei soggetti molto anziani con scorrette abitudini alimentari, inappetenza e/o patologie croniche, che presentano quindi un’insufficiente apporto di nutrienti, si deve prendere in considerazione l’opportunità di introdurre supplementazioni dietetiche che includano:

    • vitamina B6;
    • vitamina B12;
    • calcio;
    • vitamina D;
    • aminoacidi.

    Migliori risultati si ottengono somministrando programmi di attività fisica come terapia. Non tutte le forme di esercizio hanno la stessa efficacia nel promuovere un aumento di forza muscolare. Gli esercizi di tipo aerobico sub-massimale, costituiti da numerose contrazioni muscolari protratte nel tempo, contro resistenze relativamente basse, possono contribuire all’aumento della massa e della forza muscolare nei soggetti debilitati e dopo lunga immobilizzazione.

    Viceversa, in soggetti sani, che praticano una normale attività fisica, l’efficacia di questi esercizi ha effetto soprattutto sulla capacità cardiovascolare e sul metabolismo energetico. Allo scopo di ottenere un sostanziale miglioramento di forza, massa e performance muscolare, si rende necessaria l’introduzione di protocolli che comprendano esercizi anaerobici di potenza, ossia una serie, anche limitata, di contrazioni muscolari contro resistenze elevate.

    Alcuni punti chiave per l’esecuzione degli esercizi contro resistenza:

    • Presenza di un istruttore qualificato
    • Assicurarsi che l’esercizio sia svolto in totale sicurezza
    • Iniziare la seduta di allenamento con 10 minuti di riscaldamento generale dinamico
    • Iniziare con un carico adeguato per apprendere prima tra tutto la tecnica corretta d’esecuzione
    • Iniziare con 1-3 serie con un max di 8 ripetizioni
    • Assicurarsi uno sviluppo simmetrico in senso latero-laterale e superiore-inferiore
    • Includere esercizi che rinforzino il CORE, il multifido e tutti i muscoli della porzione dorsale e lombare
    • Incrementare il carico progressivamente 5-10%
    • Al termine della seduta effettuare 10 minuti di defaticamento

    Un’attività fisica moderata e un’alimentazione corretta basata su un equilibrato apporto di carboidrati e proteine risultano essere le terapie più efficaci.

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