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Spettroscopia nel vicino infrarosso l’esame non invasivo delle funzioni cerebrali per chi cerca una risposta alle proprie difficoltà

Spettroscopia nel vicino infrarosso: l’esame non invasivo delle funzioni cerebrali per chi cerca una risposta alle proprie difficoltà

La spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (functional Near-Infrared Spectroscopy, fNIRS) è una tecnica innovativa di neuroimaging funzionale, indicata in medicina diagnostica in quanto in grado di registrare i cambiamenti di stato dell’emoglobina

Si accusa un disturbo alla vista o all’udito ma gli specialisti non trovano nulla di rilevante dagli esami diagnostici; o ancora, si hanno problemi di memoria ma è stata esclusa una malattia neurologica; dopo il Covid non si sente più la stessa energia. Questi sono solo alcuni degli esempi per cui può essere risolutiva una valutazione delle funzioni cerebrali, in particolare dello stato di ossigenazione generale del cervello e di quello vascolare.

Si dice “valutazione dell’attività vascolare del cervello” e si pensa a un esame invasivo. Niente affatto. Da tanti anni ormai si utilizza una metodica che si è andata affinando man mano, oggi è sicura e affidabile. Per darne un’idea è simile ad un elettroencefalogramma, meno invasiva di altre come la risonanza magnetica o l’angio-tac cerebrale.

La spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (functional Near-Infrared Spectroscopy, fNIRS) è una tecnica innovativa di neuroimaging funzionale, indicata in medicina diagnostica in quanto in grado di registrare i cambiamenti di stato dell’emoglobina, la molecola che trasporta l’ossigeno nel sangue, e quindi di fornire un quadro chiaro su tutta una serie di problematiche che ne potrebbero derivare. Lo scambio di ossigenazione a livello cerebrale, infatti, è fondamentale che sia sempre in equilibrio per poter soddisfare le esigenze energetiche dei nostri neuroni.

È detta “spettroscopia nel vicino infrarosso” perché utilizza la luce del vicino infrarosso: sulla testa del paziente vengono posizionati una sorgente di luce e un fotorilevatore. La prima emette i fasci di luce, i fotoni ritornano sulla superficie della testa per un fenomeno di rifrazione dopo aver percorso i tessuti e vengono catturati dal fotorilevatore posto sul cuoio capelluto. La valutazione dell’attività cerebrale avviene determinando quanta luce viene assorbita dall’emoglobina, che può essere carica di ossigeno o carica di anidride carbonica. Il segnale acquisito permette di ottenere una misura non invasiva dell’ossigenazione e dell’emodinamica tissutale.

L’esame dura circa un’ora, è indolorenon ha controindicazioni e può dare risposte ai sintomi o alle difficoltà percepite nella vita quotidiana che non hanno avuto ancora un riscontro dal punto di vista clinico. Inoltre ha un importante “plus”: può essere utilizzata anche in un ambiente naturale, il paziente può restare perfino nel suo letto, un aspetto particolarmente vantaggioso soprattutto se a doverlo fare sono anziani, bambini o soggetti “non collaborativi”.
È possibile effettuarlo presso i centri diagnostici più all’avanguardia. È attualmente un esame che può essere svolto in determinate strutture private poliambulatoriali su richiesta anche,

eventualmente da parte del medico specialista. Sempre più strutture si stanno dotando di questa tecnica non invasiva di indagine cerebrale, da Milano a Cesena fino a Salerno.

(Fonte tagmedicina)
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Articolo Scritto da 
Dott.ssa Federica Peci

Dott.ssa Federica Peci

Laureata in Psicologia, indirizzo Neuroscienze Cognitive all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha conseguito il Master di II Livello in “Neuroscienze Cliniche: valutazione, diagnosi e riabilitazione neuropsicologica e neuromotoria” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Esperta nell’utilizzo di tecniche di neuromodulazione, neuronavigazione, neurostimolazione. Ha fondato Cerebro®, Startup di Biotecnologie neuroscientifiche. È stata insignita della Menzione speciale “Implementazione team multidisciplinare” dall’Associazione Donne Inventrici e Innovatrici. È giornalista pubblicista iscritta all’Albo dei Giornalisti della Lombardia.

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)Spettroscopia nel vicino infrarosso

Spettroscopia nel vicino infrarosso (NIRS)

La Spettroscopia nel vicino infrarosso (NIRS) è una metodica diagnostica non invasiva che consente di misurare in tempo reale l’ossigenazione del tessuto cerebrale.

La Spettroscopia nel vicino infrarosso (NIRS) è una metodica diagnostica non invasiva che consente di misurare in tempo reale l’ossigenazione del tessuto cerebrale e viene applicata grazie a una comoda cuffia con specifiche sorgenti luminose.

Attraverso la tecnica NIRS è possibile affiancare o anticipare alcune delle più comuni tecniche di imaging. La NIRS è basata sull’assorbimento della luce infrarossa da parte di molecole sensibili alla luce, denominate cromofori. La funzione principale di questa tecnica è quella di monitorare la perfusione cerebrale, ossia un gradiente di pressione che indica la distribuzione di ossigeno nei tessuti cerebrali. I cambiamenti nell’ossigenazione dei tessuti riflettono il delicato equilibrio tra l’apporto di ossigeno che arriva ai tessuti e il consumo dello stesso.

Le radiazioni ottiche a bassa intensità sono in grado di misurare il cambiamento nell’assorbimento della luce da parte del tessuto vascolare corticale, in modo da rilevare dei cambiamenti nella concentrazione locale di ossiemoglobina (emoglobina ossigenata) e deossiemoglobina (emoglobina priva di ossigeno) e di conseguenza monitorare l’attività funzionale del cervello. Una parte della luce ricevuta, a causa della proprietà di diffusione della luce nei tessuti, penetra nella struttura del tessuto, dove interagisce con i cromofori, come l’emoglobina.

La NIRS si differenzia in:

NIRS funzionale (fNIRS), che valuta principalmente l’ossigenazione di specifiche aree cerebrali mentre si svolgono determinate azioni.

NIRS baseline, che misura l’ossigenazione di specifiche aree cerebrali a riposo, senza che vi sia in corso alcuna azione.

Qual è il vantaggio di utilizzare la NIRS piuttosto che altri metodi di imaging diagnostici?

I vantaggi dell’utilizzo della NIRS rispetto alle metodiche standard di imaging sono numerosi. Uno dei motivi principali è la possibilità del paziente di poter svolgere attività persino di movimento senza alcuna limitazione, cosa non possibile con le metodiche di imaging più comuni, come ad esempio la risonanza magnetica (MRI).
La possibilità di effettuare esami diagnostici con il paziente posto in posizione seduta o eretta è un vantaggio specifico della NIRS, che permette inoltre di eliminare due problematiche che si possono presentare nel momento in cui il paziente viene posto in posizione supina, ossia la sonnolenza e il calo di livello di attenzione. È indicato anche come esame per bambini, adolescenti e persone che soffrono di claustrofobia.

Per quali problematiche e patologie è consigliato effettuare la NIRS?

La NIRS è consigliata per valutare le ricadute che determinati sintomi hanno sulla nostra attività cerebrale. Dalle patologie neurologiche agli ambiti di prevenzione (per chi ha familiarità per patologie neurodegenerative), emicranie, acufeni, disturbi d’ansia e del sonno. È indicato per chi vuole quantificare lo stato di affaticamento cerebrale (stress/burnout) e l’infiammazione ad esempio in presenza di Sindrome da Long Covid.

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Dott.ssa Federica Peci

Dott.ssa Federica Peci

Laureata in Psicologia, indirizzo Neuroscienze Cognitive all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha conseguito il Master di II Livello in “Neuroscienze Cliniche: valutazione, diagnosi e riabilitazione neuropsicologica e neuromotoria” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Esperta nell’utilizzo di tecniche di neuromodulazione, neuronavigazione, neurostimolazione. Ha fondato Cerebro®, Startup di Biotecnologie neuroscientifiche. È stata insignita della Menzione speciale “Implementazione team multidisciplinare” dall’Associazione Donne Inventrici e Innovatrici. È giornalista pubblicista iscritta all’Albo dei Giornalisti della Lombardia.

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